A
Angina: infiammazione grave della regione faringolaringea con alterazione della deglutizione e della respirazione. Nella maggior parte dei casi la sindrome anginosa si manifesta durante l’adenite equina (infezione batterica sostenuta da streptococco equi) ed è la conseguenza della suppurazione dei linfonodi delle tasche gutturali. Inizia con febbre, scolo nasale, muso purulento, abbattimento ed un sintomo caratteristico: il rigurgito delle narici, durante l’abbeverata, di acqua frammista a muco, pus e stavolta, nei casi gravi, frustoli di alimenti. L’evoluzione della malattia è di circa due-tre settimane, ma può durante anche due mesi. Al fine di evitare errori di deglutizione che porterebbero alla più grave delle complicazioni, cioè alla “broncopolmonite ab ingestis”, l’animale dovrebbe essere alimentato durante la fase più acute della malattia con sonda rinoesofagea.
B
Bolsaggine: la sindrome bolsaggine può essere definita enfisema alveolare polmonare cronico; essa consiste in un’eccessiva e irreversibile dilatazione degli alveoli polmonari con perdita dell’elasticità delle loro pareti o più spesso con rottura delle pareti stesse. Tutto questo si traduce in sintomi caratteristici: tosse stizzosa, secca, afona, espirazione prolungata, dicrotismo respiratorio (respirazione in due tempi), sobbalzo del fianco, discordanza respiratoria, abnorme dilatazione delle narici, andirivieni dell’ano, turgidità della vena speronaria. Per un cavallo che presenta una bolsaggine “vera” c’è poco da fare; diversi farmaci (del tipo broncodilatatori e spasmolitici) possono migliorare lo stato dell’animale ma non guarirlo: la prevenzione è quindi molto importante. Fieni e paglie polverosi, lavori su terreni polverosi possono causare allergie nell’albero respiratorio che a lungo andare possono portare alla bolsaggine, come d’altronde sforzi intensi o prolungati in cavalli non allenati. Un cavallo che presente un qualsiasi disturbo respiratorio (specialmente se è presente tosse) dovrebbe sospendere l’attività lavorativa o perlomeno diminuirla fino a perfetta guarigione.
Bronchite: infiammazione dell’albero bronchiale. Il sintomo caratteristico rilevabile dall’esame clinico è il rantolo o sibilo, rumore respiratorio rivelabile all’auscultazione del torace con il fonendoscopio. All’esame pratico, la presenza di scolo nasale, tosse che aumenta con il lavoro, difficoltà respiratoria o febbre indicano la necessità di rivolgersi al veterinario. In attesa del suo arrivo, tenere il cavallo al caldo, possibilmente con una coperta e al riparo da correnti d’aria.
C
Cancro del fettone: dermatite cronica, ipertrofica, eczematosa; si presenta di colore biancastro e con caratteristico odore fetido Dal fettone può estendersi fino a coinvolgere la suola e la parete; quando è in fase avanzata può essere causa di zoppia. Le cause del cancro al fettone sono la scarsa pulizia del piede e la persistenza del cavallo sulla lettiera fissa. E’ necessario un intervento chirurgico in anestesia locale con l’asportazione di tutti i tessuti malati. L’applicazione locale di antibiotico in polvere (aureomicina) e la somministrazione di antibiotico per via generale vanno sempre ottimi risultati. Controllare sempre che il terreno sia asciutto e pulito e mantenere la parte fasciata fino a guarigione completa.
Colica: sindrome clinica caratterizzata da intenso dolore alla regione addominale, molto pericolosa e che può spesso determinare anche la morte del cavallo. Errori dietetici, variazione brusche dell’attività lavorativa, parassitosi intestinale, a volte improvvisi cambiamenti meteorologici sono le cause più comuni all’insorgenza di coliche nel cavallo. Quando l’animale si mostra nervoso, raspa il terreno, si muove nel box, si corica, si rialza, si guarda il fianco, chiamare il veterinario con urgenza; soprattutto se tanta irrequietezza dura più di 20-30 minuti. Ogni intervento effettuato prima di una diagnosi di precisa colica può essere controproducente. E’ bene passeggiare il cavallo per distrarlo, ma se si agita è meglio riportarlo in scuderia; mettergli una coperta; non dargli acqua fredda da bere e togliere dal box qualsiasi tipo di cibo.
Corneggio: questa malattia, molto frequente nel cavallo, consiste in una disfunzione nervosa di alcuni muscoli della gola (laringei intrinseci) che determina alterazioni dei movimenti delle strutture laringee durante l’inspirazione. Ciò origina quel caratteristico fischio respiratorio, detto appunto corneggio, che si verifica durante il lavoro del cavallo o, nei casi molti gravi, anche a riposo. Nella maggior parte dei casi il corneggio è la conseguenza di infezioni respiratorie come l’adenite, la faringite o la bronchite, durante la quali si vengono a determinare delle lesioni dei nervi (il ricorrente sinistro in particolare) che agiscono sulle strutture muscolari laringee. Quando questa alterazione determina gravi problemi respiratori che compromettono l’attività stessa dell’animale è necessario ricorrere a un intervento chirurgico che comunque non sempre permette di eliminare completamente il problema.
D
Denti: l’alterazione più comune che si può riscontrare nella bocca del cavallo è cosiddetta formazione di punte. Poiché le due arcate dentali non si sovrappongono perfettamente durante la masticazione, con il tempo si possono formare delle cuspidi in particolare nell’arcata superiore all’esterno e nell’arcata inferiore all’interno – che determinano delle ferite alla mucosa delle guance e conseguenti disturbi alla masticazione. Con uno strumento apposito è possibile limare queste cuspidi e rimuovere l’inconveniente.
E/F
Escoriazioni e ferite: lesioni traumatiche; debbono essere sempre seguite e risolte celermente. Effettuare la pulizia della parte e medicare. E’ indispensabile un’iniezione di serio antitetanico specialmente quando si tratta di ferite che hanno determinato scarsa o nessuna perdita di sangue (ferite da chiodo di strada o escoriazioni da finimenti). Usare, quando possibile acqua ossigenata per pulire la ferita. Evitare medicazioni umide delle ferite che non hanno, per la loro collazione, possibilità di drenaggio (lesioni al garrese) in quanto l’infezione potrebbe facilmente diffondersi in profondità. Alcuni consigli pratici: arrestare l’emorragia è più importante della pulizia della ferita (la pressione ferma e costante sulla parte con uno strato di ovatta o con un fazzoletto piegato dovrebbe servire allo scopo). Per pulire la ferita usare, quando possibile, acqua ossigenata per togliere la terra; rimuovere eventuali corpi estranei evitando di farli penetrare più a fondo. ferite più lunghe di 3/4 cm devono essere suturate.
Fiaccature: lesioni infiammatorie causate spesso da compressioni ripetute; si presentano come tumefazione della parte. Eliminare immediatamente le cause che le hanno determinate (pressioni da finimenti). Si possono ottenere buoni risultati con impacchi tiepidi di sublimato corrosivo, Se nella fiaccatura si verifica infezione con formazione di pus chiamare il veterinario.
I
Inchiodature: ferita da punta che interessano il piede. Sono pericolosissime in quanto l’agente che le determina (cioè il chiodo) porta in profondità l’infezione e il drenaggio della parte è spesso impossibile. Praticare un’apertura la più ampia possibile all’ingresso della ferita, medicare con acqua ossigenata e successivamente fare impacchi con sublimato corrosivo e, nelle fasi terminali, con semi di lino.
M
Malaria del cavallo: più propriamente “piroplasmosi”. E’ una malattia parassitaria molto frequente nel nostro paese sostenuta da due tipi di parassiti: babesia caballi e babesia equi che attaccano i globuli rossi dell’animale dopo essere stati veicolati da zecche infettanti. Si manifesta con debolezza, febbre alta, perdita di appetito e la tipica colazione giallastra delle mucose apparenti. Oltre che con una terapia sintomatica (vitamina B12, ferro, eccetera), la malaria si può curare con l’uso di farmaci specifici che, per le reazioni possono provocare, è consigliabile vengano somministrati esclusivamente dal veterinario.
Mioglobinuria: sindrome clinica caratterizzata da lesioni gravi alla muscolatura del treno posteriore. In alcuni casi si manifesta all’inizio dell’attività lavorativa del cavallo oppure dopo un periodo di riposo di uno o più giorni, durante i quali l’alimentazione era rimasta invariata e quindi troppo ricca di carboidrati. Si manifesta già dopo i primi minuti di allenamento; il cavallo presenta incoordinazione dei movimenti, irrigidimento muscolare, tremori e intensa dolorabilità delle regione della groppa, più precisamente dei muscoli psoas, quadricipite e tricipite. E’ necessario far muovere l’animale pur sospendendone il lavoro, fare terapie con sostanza basiche (bicarbonato di sodio) ed eventualmente cortisoniche. In ogi caso è sempre meglio prevenire queste forme effettuando un allevamento costante dell’animale, diminuendo la razione nei giorni di riposo e sottoponendo i soggetti predisposti a cure preventive con vitamina E e selenio.
R
Ragadi: lesioni cutanee che si verificano comunemente nelle regioni retropastorali degli arti del cavallo. Numerosi sono i fattori che predispongono l’animale a questo inconveniente: il pelo lungo, la lettiera molto sporca, il pascolo in terreni umidi e fangosi. Anche se inizialmente le ragadi non costituiscono un problema grave, non per questo vanno trascurate. Queste leioni spesso si complicano a cause di infezioni batteriche secondarie. Operare, quindi, un’accurata pulizia della parte con abbondanti saponate, asciugare e applicare soluzione grasse (l’olio di fegato di merluzzo è validissimo). In casi particolare quando la lesione si è molto infettata, il pastorale è gonfio è c’è zoppia, procedere a trattamenti locali e generali con antibiotici.
S
Sobbattiture: sono infiammazioni a carico della regione della suola del piede. Fatti costituzionali come piedi piatti e piedi stretti, ferrature improprie e lasciate troppo a lungo, lavori intensi su terreni dura, corpi estranei incastrati fra la suola e il ferro sono le cause comuni delle sobbattiture che spesso determinano gravi zoppie nell’animale. A un esame accurato con “tenaglia esploratrice” sarà possibile localizzarne esattamente la sede. Rimuovere il corpo estraneo, o il ferro – se era esso la causa – e fare impacchi con semi di lino; se esiste suppurazione della sobbattitura aprire la parte e immergere il piede in soluzioni antisettiche o in soluzioni di solfato di magnesio. Praticare iniezioni di siero antitetanico. Tenere il cavallo inattivo fino a completa guarigione.
T
Tare dure: traumi della struttura ossea determinati da sforzo per debolezza congenita dello scheletro, cattivi appiombi, ferrature sbagliate o da contusioni. Possono causare zoppie quando provocano un disturbo meccanico di qualche strutture funzionale (legamento, tendine, articolazione). La tara localizzata sulla parte laterale dello stinco si chiama schinella, sul garretto, a seconda della posizione, corba, giarda, scagnolo o spavenio, sul pastorale vicino alla corona formella. Evitare trattamenti locali senza il consiglio di un veterinario.
Tare molli: sono tumefazioni dovute all’infiammazione delle guaine delle capsule sinoviali causate per lo più da fattori predisponenti nell’animale o da eccessiva sollecitazione alle strutture articolari e tendinee per lavoro troppo dure o senza allenamento. La tara localizzata al nodello o allo stinco si chiama molletta, al garretto vescicone (se è bilaterale si definisce trafitto) alla punta del garretto cappelletto, alla faccia anteriore del ginocchio cappelletto rovesciato (quest’ultimo è causato per lo più da contusioni), alla punta del gomito lupia (da compressione del ferro nei cavalli che si coricano “alla vaccina”). Quando sono doloranti con riscaldamento della parte possono provocare zoppie. Occorre sempre ridurre il lavoro e applicare impacchi antiinfiammatori.
Tendosinovite: infiammazione della strutture tendinea molto frequente nei muscoli flessori (profondo e superficiale) delle falangi (dietro lo stinco). Può avere originale traumatica – come conseguenza del salto o per andature veloci su terreni accidentati o molto pesanti – oppure può verificarsi in modo graduale, quando esistono appiombi difettosi associati a ferrature sbagliate. La cure migliore consiste nel tenere il cavallo innattivo e nel praticargli inizialmente impacchi con acetato di piombo. Successivamente, quando l’infiammazione non è più in atto, si può ricorrere a trattamenti con rubefacenti e vescicanti (tinture, pomate iodio-odurate, eccetera) o addirittura alla cauterizzazione (focatura).
V
Vizi:Ticchio d’appoggio e ballo dell’orso: sono dei vizi frequenti nei cavalli di una certa età, quasi sempre di origine nervosa e che si accentuano con la monotona vita di scuderia del cavallo. Il primo vizio è il più grave e a lungo andare può provare alterazioni gastrointestinali. Il rimedi migliore consiste nell’impegnare di più il cavallo nel lavoro e attura la stabulazione libera o semi libera che sarà sicuramente di giovamento. L’uso di collari antiticchio può a volte attenuare il disturbo.
Vermi: nel casso le “elmintiasi” sono molto frequenti e molto pericolose, in modo particolare quando gli vengono messi al pascolo durante l’estate. Nei puledri, possono determinare l’insorgenza di problemi polmonari anche gravi. Il cavallo affetto da verminosi si presenta in uno stato di dimagrimento più meno avanzato, con il mantello opaco e un diffuso prurito per tutto il corpo, in particolare nella regione anale. Meglio prevenire con trattamenti specifici (vermifughi) somministrati almeno due volte l’anno. Inoltre, trimestralmente dovrebbe essere effettuato un esame parassitologico delle felic in modo da avere costantemente il quadro della situazione.
Consigli generali:
• Se durante una uscita il cavallo improvvisamente “marca” e cioè zoppica in modo deciso o si blocca nei movimenti muscolari, fermarsi subito senza forzarlo a tornare: si eviteranno guai peggiori;
• la temperatura normale del cavallo a riposo non supera i 38 gradi, i battiti cardiaci sono circa 30/40 al minuto e le respirazioni 12/16;
• essere certi di poter localizzare con prontezza un veterinario in qualsiasi momento.
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