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Perché dovremmo preoccuparci di valutare e migliorare la postura del nostro cavallo? Cosa hanno in comune lo stato emotivo equino e la biomeccanica? Scopritelo insieme a me in questo articolo.

Per capire l’importanza della postura corretta del cavallo, basterebbe pensare che questa è una rappresentazione dello stato funzionale sia dell’apparato muscoloscheletrico ma anche del sistema nervoso. Riconoscere alterazioni posturali compensatorie ci aiuta pertanto a ad individuare problemi neurologici, ortopedici o comportamentali per poter intervenire in modo appropriato. Questo tipo di valutazione parte dalla conoscenza di quella che è la postura e il movimento fisiologici del cavallo e di come varia in base anche alle modifiche del suo stato emotivo oltre che ovviamente ad alterazioni biomeccaniche.

L’American Holistic Veterinary Medical Foundation ha istituito un gruppo di ricerca che ha studiato la postura neutra fisiologica nei nostri animali mettendo in evidenza la sua necessaria economicità (in altre parole la posizione che permette il minor dispendio di energia).

La postura osservata in un cavallo sano a riposo è quella che viene presa come riferimento. Con la postura neutra fisiologica il cavallo stabilizza il suo baricentro rendendo però possibile l’iniziazione rapida del movimento quando occorre. In tale posizione i metacarpi e i metatarsi sono perpendicolari al terreno come le gambe di un tavolo per distribuire al meglio i carichi.

A differenza degli altri quadrupedi il cavallo presenta la particolarità di possedere uno “stay apparatus” o apparato di sospensione ovvero un sistema di fibre muscolari che quasi come legamenti consentono al cavallo di rimanere in stazione fermo senza quasi alcun sforzo muscolare riuscendo addirittura a riposare. Nell’arto anteriore ad esempio permette di flettere la spalla ed estendere gomito e carpo bloccando il nodello grazie al serrato ventrale, al tricipite e al sospensore del nodello (ma non solo!) mentre nell’arto posteriore consente di bloccare la grassella medialmente e di bloccare il garretto in flessione grazie anche all’apparato di reciprocità. Ne consegue che, se una di queste strutture non lavorano in modo corretto, il cavallo non riuscirà a mantenere una posizione di riposo economica e dovrà impiegare uno sforzo muscolare con conseguente sovraccarico muscolare.

Da questa situazione di neutralità la postura del cavallo può variare, come già anticipato nel primo paragrafo, anche in funzione del suo stato emotivo e viceversa. Questa correlazione è molto evidente e facilmente individuabile nell’uomo dove ad esempio l’apertura o chiusura delle spalle come la posizione del capo non solo indicano un preciso stato emotivo (esempio timidezza, imbarazzo vs fierezza) ma possono influenzare a loro volta lo stato emotivo portando la persona a percepire emozioni diverse a seconda della postura assunta. Nel cavallo succede la stessa cosa.

Osserviamo ad esempio la postura del corpo di un cavallo quando si accinge a conoscere un altro soggetto.

Due cavalli che si incontrano

A seconda del suo temperamento esso potrà ad esempio esibire un collo inarcato in avanti, una schiena allungata e un posteriore ingaggiato, suggerendo a chi guarda un atteggiamento di sicurezza e apertura. Se vediamo invece un cavallo con la schiena contratta e corta, il tronco che sprofonda tra le spalle e il collo rigido l’impressione che abbiamo è di un soggetto a disagio che non è propriamente pronto all’interazione. Capiamo quindi che ogni programma di educazione del cavallo che si basi su un lavoro posturale vada ad influenzare lo stato emotivo del cavallo stesso con grande impatto a livello neurologico e viceversa se ci si approccia ad un cavallo in uno stato di serenità e consapevolezza di sé si riuscirà ad ottenere una postura funzionale. A volte questo processo è tanto più efficace quanto più si abbandona il classico addestramento basato su pressione e rilascio a favore del rinforzo positivo in cui si dà la libertà al cavallo di esprimere quella data postura o movimento senza coercizioni lavorando sulle motivazioni. Infatti i movimenti ottenuti attraverso il sistema pressione-rilascio e il rinforzo negativo non hanno lo stesso impatto sul sistema di controllo motorio del cavallo. In questo caso il cavallo cercherà sollievo da una scomodità (fugge da una pressione) mentre nel caso del rinforzo positivo cercherà una ricompensa e offrirà spontaneamente la postura senza che si sia verificata una resistenza o una tensione.

Gli studi preliminari dell’’American Holistic Veterinary Medical Foundation hanno anche evidenziato la relazione tra alterazioni posturali compensatorie con disfunzioni muscolari, zoppie croniche, alterazioni propriocettive, alterazione dei tempi dell’andatura, rischio di traumi, prolungamento dei tempi di recupero da una lesione, stress fisico ed emotivo intenso. Sono state quindi elencate le seguenti cause derivanti da una cattiva gestione:

  1. Restrizione di movimento o mancanza di varietà di superfici (cavallo che stazione in box ed esce solo per il lavoro in maneggio oppure che ha accesso solo ad un paddock senza poter usufruire di terreni diversi)
  2. Alimentazione con concentrati e scarsità di fieno a fibra lunga con conseguente scarsa masticazione e stimolazione dell’articolazione temporomandibolare (TMJ)
  3. Pratiche equestri come rollkur o utilizzo di mezzi coercitivi che inducono l’iperflessione e  alterano la biomeccanica del rachide cervicale (il tratto cervicale presenta un numero di meccanocettori maggiore di altri tratti della colonna vertebrale)
  4. Cura del piede inadeguata con punta troppo lunga e talloni troppo bassi e scarso sviluppo delle strutture caudali del piede.
  5. Cura dentale inadeguata soprattutto in presenza di malocclusioni che limitano i movimenti craniocaudali della mandibola

Tutti questi fattori derivanti in gran parte dalla scuderizzazione tradizionale e portano pertanto ad alterazioni funzionali o ancora peggio anatomiche con l’insorgenza di vere e proprie lesioni. In particolari le alterazioni di sviluppo del piede e quelle dentali alterano gli stimoli propriocettivi derivanti da queste strutture e sono di vitale importanza per il sistema nervoso centrale per conoscere la posizione del corpo in funzione della gravità.

A volte però anche una volta rimossa la causa (ad esempio una lesione tendinea ormai guarita) succede che la postura e il movimento del cavallo continuino ad essere alterati. Questo succede perché i pattern di movimento e la postura si sono modificati a tal punto che anche se non più necessari al cavallo per potersi muovere e stare in piedi in presenza di una limitazione meccanica o di dolore, sono entrati a far parte della sua biomeccanica. Il sistema nervoso (ovvero quell’apparato che presiede al controllo della postura e del movimento in base alle informazioni raccolte tramite recettori interni ed esterni) è costituito da neuroni connessi tra di loro a formare una fitta rete di comunicazione che è in continua evoluzione poiché dotata di plasticità. Questo significa che più stimoli sotto forma di energia elettrica viaggiano lungo un dato percorso,  più quest’ultimo diventerà più rapido ed efficiente nel veicolare tali impulsi secondo il fenomeno della “facilitazione neuronale”. Questo fenomeno è infatti alla base dell’apprendimento tramite la ripetizione ed è il responsabile purtroppo anche del dolore neuropatico (ovvero la percezione del dolore nonostante sia estinta la causa primaria).  Capiamo quindi come in seguito ad un problema articolare o una lesione localizzata che ha portato ad una zoppia ed alterazione posturale, la biomeccanica rimanga alterata anche dopo la sua risoluzione. Per questo motivo è importante tornare ad una postura fisiologica “neutra” e ad un pattern di andatura normale proprio attraverso stimoli nervosi che forniamo attraverso il movimento terapeutico e le manipolazioni.

A volte in seguito ad un dolore acuto o cronico nel cavallo residuano anche dei meccanismi difensivi di tipo emotivo che portano il cavallo a contrarsi muscolarmente ed evitare certe situazioni o movimenti perché marcati negativamente. Ad esempio un cavallo che ha sofferto per diverso tempo di mal di schiena o cervicalgia eviterà di farsi palpare la parte un tempo addolorata anche se il dolore non è più presente oppure anticiperà un dato movimento richiesto dal cavaliere con una reazione di difesa o rifiuto. Un cavallo infatti con dolore ad un piede contrarrà preventivamente il muscolo brachicefalico (muscolo che come dice il nome stesso collega il capo all’arto anteriore e responsabile della protrazione dello stesso in avanti durante la falcata) anticipando il dolore della fase di appoggio e la falcata verrà ad essere quindi più corta anche nella fase craniale. Inoltre mi è capitato con un puledro montato per la prima volta con una sella non adatta che anche dopo aver cambiato la sella e provveduto a prenderne una idonea continuasse a mostrare disagio in modo evidente durante il sellaggio o anche l’utilizzo del solo fascione.

Ma la postura del cavallo da cosa dipende quindi? Il controllo posturale è fornito per il 70% dalla propriocezione e solo per la restante percentuale dal sistema visivo e vestibolare. La propriocezione infatti è la capacità del sistema nervoso di conoscere posizione e movimento delle parti del corpo nello spazio senza l’ausilio della vista grazie agli stimoli meccanici percepiti da propriocettori presenti a livello cutaneo, miofasciale, articolare e tendineo. Questa abilità può venirsi ad alterare in seguito a dolore e infiammazione (cioè il prevalere di stimoli algici su stimoli meccanici). Per questo motivo in riabilitazione il primo target terapeutico è il ripristino della propriocezione anche per evitare recidive. Vi sarà senz’altro capitato dopo esservi fatti male ad esempio ad un dito di sbatterlo inavvertitamente e frequentemente contro tutte le superficie nei paraggi. La parte lesa infatti è propriocettivamente alterata e di conseguenza è come se il nostro sistema nervoso centrale ne avesse meno consapevolezza. Insieme alla capacità propriocettiva, la muscolatura gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della postura e del movimento fisiologici. In caso di un’asimmetria muscolare ad esempio in seguito ad un disuso per dolore di un arto vi è uno squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti e quindi il controllo muscolare è alterato. Ricordo infatti che ad esclusione dei traumi acuti tendinei ad esempio per una scivolata, la maggior parte delle tendinopatie derivano proprio da alterazioni della postura del cavallo in stazione o in movimento.

Inoltre sappiamo che la muscolatura del tronco (multifidus, addominali e ileopsoas) è fondamentale nella stabilizzazione del “core” del cavallo e una loro mancata attivazione preclude la capacità per il cavallo di ripartire in modo corretto il suo peso in stazione e di trasferire l’energia cinetica dal treno posteriore a quello anteriore nonché di sostenere il peso della sella e del cavaliere. Ecco spiegato come mai in qualsiasi protocollo di riabilitazione o allenamento, parallelamente alla stimolazione propriocettiva, si inseriscono esercizi per il potenziamento del tronco.

Una struttura che presenta numerosissimi propriocettori è l’articolazione temporomandibolare. Questo elemento unitamente alle connessioni muscolari tra ioide e muscoli del collo fanno sì che il sistema stomatognatico (ovvero il sistema che connette l’apparato masticatore con il resto della colonna vertebrale) sia coinvolto anch’esso nel mantenimento della postura in stazione e movimento del cavallo.

Ne deriva che qualsiasi patologia odontoiatrica può interferire con l’equilibrio e la biomeccanica del cavallo. Pensate a quante persone soffrono di sciatalgia o banalmente mal di schiena per malocclusioni dentarie o alterazioni parodontali. Nel cavallo succede la stessa cosa e non è infrequente osservare un parallelismo tra consumo dell’unghia del piede e inclinazione della tavola dentaria. Di conseguenza è imperativo eseguire un controllo annuale della bocca del cavallo per escludere la presenza di cuspidi, carie, diastemi o tutto ciò che alteri la fisiologica masticazione, unitamente ad un’adeguata cura e igiene del piede.

Quali possono essere le alterazioni della postura del cavallo più frequenti?

  • Metacarpi o metatarsi mai perpendicolari al terreno
  • Un arto anteriore costantemente in avanti rispetto al controlaterale o un posteriore costantemente indietro
  • Anteriori/Posteriori sotto/fuori di sé
  • Difficoltà a piazzarsi
  • Consumo dell’unghia dei piedi diversa
  • Posizioni anomale di testa o collo
  • Asimmetria degli occhi
  • Colonna vertebrale non allineata
  • Asimmetria della tuberosità sacrale
  • Asimmetrie muscolari
  • Marcata asimmetria nell’esercizio (esempio cerchi ecc)
  • Zoppie recidivanti non associate a lesioni ortopediche evidenti
  • Difficoltà o disagio nell’indietreggiare

Cosa possiamo fare allora per ristabilire una corretta postura del cavallo?

Ovviamente rimuovere le cause meccaniche ed evitare gli errori gestionali (vedi sopra), poi intraprendere un percorso di rieducazione posturale che comprenda sia la terapia fisica per stimolare la propriocezione e il controllo muscolare mediante fisioterapia e chiropratica sia un lavoro sullo stato emotivo del cavallo portandolo in una situazione di disponibilità e serenità in cui possa utilizzare al meglio la propria struttura fisica e recuperare il proprio equilibrio mentale oltreché fisico.

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